DOMENICA 17 NOVEBRE 2024
XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Dn 12,1-3; Dal Sal 15(16); Eb 10,11-14.18; Mc 13,24-32)
08.30 NOZZA S.MESSA
10.00 VESTONE S.MESSA
(Intenzioni: def.ti Ferremi Renato e Fratelli)
15.00 LAVENONE Ora di Guardia (S. Rosario)
18.00 VESTONE S.MESSA
(Intenzioni: def.to Bacchetti Vico)
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09.30 COMERO - Oratorio ABCF S.MESSA
09.30 MURA S.MESSA
LUNEDI' 18 NOVEMBRE 2024
10.00 NOZZA Ricovero S.MESSA
09.00 VESTONE S.MESSA
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08.30 MALPAGA S.MESSA
MARTEDI' 19 NOVEMBRE 2024
09.00 NOZZA Cappellina S.MESSA
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20.00 BRIALE - S.Carlo S.MESSA
MERCOLEDI' 20 NOVEMBRE 2024
09.00 VESTONE S.MESSA
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18.00 POSICO - S. Domenico S.MESSA
GIOVEDI' 21 NOVEMBRE 2024
Presentazione di Maria (m)
17.00 LAVENONE S.MESSA
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18.00 ALONE S.MESSA
18.00 AURO S.MESSA
VENERDI' 22 NOVEMBRE 2024
Santa Cecilia, martire (m)
09.00 VESTONE S.MESSA
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18.00 CASTO Addolorata S.MESSA
SABATO 23 NOVEMBRE 2024
18.00 NOZZA S.MESSA
18.30 LAVENONE S.MESSA - Festa dei Matrimoni
(Intenzioni: def.te Pierina; Festa Maria; Garzoni Paola)
19.00 PROMO S.MESSA
(Intenzioni: def.ti Paolo, Alice, Eugenio e Marì - defunti classe 1954
21.00 NOZZA Oratorio S.MESSA (Neocatecumenali)
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18.00 CASTO S.MESSA
19.15 AURO S.MESSA
DOMENICA 24 NOVEBRE 2024
NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO RE DELL'UNIVERSO (Dn 12,13-14; Dal Sal 92(93); Ap 1,5-8; Gv 18,33b-37)
Giornata diocesana del Seminario
Giornata per la Parrocchia
08.30 NOZZA S.MESSA
10.00 VESTONE S.MESSA
(Intenzioni: def.ti Leandro, Maria, Santo, Giovanna e Rosetta)
18.00 VESTONE S.MESSA
(Intenzioni: def.ti Facchetti Franco - Vampini Luciano)
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09.30 COMERO - Oratorio ABCF S.MESSA
09.30 MURA S.MESSA
ALTRI APPUNTAMENTI
Questa settimana vivremo l’appuntamento “In Ascolto della Parola di Dio” non Giovedì ma MERCOLEDI’ sempre alle 20.30 presso la chiesa di Vestone.
È possibile ancora iscriversi al
pellegrinaggio a ROMA
in Occasione del GIUBILEO 2025
con la Diocesi e accompagnati dal Vescovo Pierantonio
in Udienza con papa Francesco
4 giorni – 24 – 25 – 26 – 27 marzo 2025
QUOTA DI PARTECIPAZIONE € 585,00
per camera singola € 150,00
Per iscrizioni da Giuseppe Prandini 346 222 9965
Dalla Lettera Pastorale del Vescovo sul Battesimo.
La SECANDA DOMANDA:
PERCHÉ DOVREI ESSERE FELICE DI ESSERE BATTEZZATO? il terzo paragrafo della risposta
L’amore alla base di tutto
Una terza ragione per la quale potremmo dirci felici di essere battezzati potrebbe essere espressa così: con il Battesimo siamo stati per sempre segnati dal sigillo dell’amore e si è attivata in noi una misteriosa sorgente. Se il bene è la veste del cristiano, l’amore ne è l’invisibile essenza, il principio ispiratore, lo slancio interiore. Nella sua prima lettera, l’apostolo Giovanni parla di una misteriosa unzione che i cristiani ricevono. Dice infatti: «Voi avete ricevuto l’unzione dal Santo e tutti avete la conoscenza» (iGv 2,20). E più avanti: «Quanto a voi, l’unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non avete bisogno che qualcuno vi istruisca» (lGv 2,27). Si può riconoscere qui un’allusione al rito liturgico del Battesimo cristiano, ma il senso primo è quello di un evento che coinvolge i credenti e al quale il rito rinvia. A che cosa sta pensando precisamente Giovanni? Quale realtà viene evocata attraverso questa immagine dell’unzione?
La lettura attenta dell’intera lettera ci offre una risposta. A più riprese Giovanni parla di un passaggio che si compie quando ci si apre alla fede in Cristo e si accoglie la sua rivelazione. Lo descrive così: «Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli» (lGv 3,14). Si tratta del passaggio dalla morte alla vita, di cui parlano altri testi del Nuovo Testamento. Qui troviamo tuttavia un dato nuovo: la vita di cui si parla viene identificata con l’amore per i fratelli. L’amore, dunque, da intendere anzitutto come la capacità di amare, è il segno evidente che si è entrati nella vita. Potremmo dire che l’amore diviene l’altro nome della vita: chi non ama, chi non vuole farlo o non riesce a farlo, rimane nella morte. Ma l’apostolo Giovanni fa una affermazione ancora più forte. Dice infatti ai suoi fratelli cristiani: «Carissimi, amiamoci gli uni gli altri perché l’amore è da Dio. Chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore». E aggiunge: «In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui» (1Gv 4,7-9). La coincidenza della vita con l’amore – secondo Giovanni – avviene dunque in Dio stesso. Egli è la pienezza e la fonte della vita perché è la pienezza e la fonte dell’amore. E noi abbiamo potuto saperlo – ci insegna Giovanni con tutti i suoi scritti – perché il Figlio amato dal Padre, Cristo Gesù, è venuto tra noi nella potenza dello Spirito santo e, con quell’ammirevole atto d’amore che fu la sua morte in croce, ci ha attirati al suo cuore e ci ha introdotti nel roveto ardente dell’amore del Dio trinitario. «Come il Padre ha amato me – dice Gesù ai suoi discepoli – anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore» (Gv 15,9). L’amore è dunque trasparenza del mistero santo di Dio nel mondo, è un’esperienza di grazia – potremmo dire mistica – prima di essere un impegno personale.
Si può allora comprendere perché Gesù abbia dato ai suoi discepoli un unico comandamento, il suo comandamento, consegnandolo con queste parole: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,34-35). L’amore vicendevole sarà il segno distintivo dei suoi discepoli. Potremmo giustamente domandarci come mai Gesù definisce questo comandamento nuovo, il comandamento dell’amore per il prossimo non è forse antico (cfr. Mc 12,2834)? Non si tratta allora di una conferma? La novità in verità c’è e va ricercata nel riferimento che Gesù fa al suo stesso amore per i discepoli: per due volte infatti Gesù ripete la stessa frase: «Amatevi come io ho amato voi». In questa che suona semplicemente come una esortazione è nascosta in realtà una promessa. Gesù non offre semplicemente un esempio da seguire: «Fate come me!». Si presenta piuttosto come un luogo misterioso da abitare: «Rimanete in me!». Egli sarà per i discepoli ciò che la vite è per i tralci (cfr. Gv 15,1-8). Qui va ricercato il senso della unicità del suo comandamento: chi potrà infatti amare come lui se non chi è diventato una sola cosa con lui? Come dunque avverrà questa unione nell’amore tra il Cristo vivente e colui che crede in lui? Dobbiamo qui ritornare a quell’unzione di cui Giovanni ci ha parlato e che alludeva al Battesimo cristiano. Il sigillo che si imprime segretamente nel cuore di chi celebra con fede il rito battesimale è quello dell’amore del Figlio di Dio. A chi viene battezzato è data la possibilità di amare come lui e in lui. L’amore stesso di Cristo lo ispirerà, lo incoraggerà, lo purificherà, lo conforterà. Sentirsi amati da Dio in Cristo e riuscire ad amare i fratelli nel suo nome, riuscire a farlo nel percorso travagliato della vita di ogni giorno, sarà il vero motivo di gioia di ogni discepolo del Signore. Per questo non si potrà che essere felici del proprio Battesimo.