Avvisi dal 13 al 20 Ottobre 2024

DOMENICA 13 OTTOBRE 2024
XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Sap 7,7-11; Dal Sal 89(90); Eb 4,12-13; Mc 10,17-30)
07.30 NOZZA S.MESSA
10.00 VESTONE S.MESSA con battesimi di Emma, Andrea e Giovanni

(Intenzioni: def.ti Dusina Luigi e Margherita)
18.00 VESTONE S.MESSA

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09.30 COMERO - Oratorio ABCF S.MESSA
09.30 MURA S.MESSA
LUNEDI' 14 OTTOBRE 2024
09.00 VESTONE S.MESSA
(Intenzioni: offerente)
10.00 NOZZA - Ricovero S.MESSA
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08.30 MALPAGA S.MESSA
MARTEDI'  15 OTTOBRE 2024
Santa Teresa d'Avila, (m)
18.00 NOZZA - Cimitero S.MESSA
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20.00 BRIALE - S.Carlo S.MESSA
MERCOLEDI'  16 OTTOBRE 2024
18.00 MOCENIGO - Carmine S.MESSA
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18.00 POSICO - S. Domenico S.MESSA
GIOVEDI'  17 OTTOBRE 2024
Sant'Ignazio d'Antiochia, (m)
17.00 LAVENONE S.MESSA
(Intenzioni: offerente)
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18.00 ALONE S.MESSA
18.00 AURO S.MESSA
VENERDI'  18 OTTOBRE 2024 
San Luca, (f)
09.00 VESTONE S.MESSA
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18.00 CASTO - Addolorata S.MESSA
SABATO 19 OTTOBRE 2024
17.00 LAVENONE S.MESSA
18.00 NOZZA S.MESSA
(Intenzioni: def.ti Damioli Luciano e Roberto)
19.00 PROMO S.MESSA
(Intenzioni: def.ti Paolo, Alice, Eugenio e Marì - Michela, Franco e Piera - Borra Fulvuio e Betta Renzo)
21.00 NOZZA Oratorio S.MESSA (Neocatecumenali)
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16.00 MURA alla PIEVE: Rito della CRERSIME (delle 6 parrocchie) Senza la Messa
18.00 CASTO S.MESSA
19.15 AURO (Santuario) S.MESSA
DOMENICA 20 OTTOBRE 2024
XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Is 53,10-11; Dal Sal 32(33); Eb 4,14-16; Mc 10,35-45)
Giornata missionaria mondiale
07.30 NOZZA S.MESSA
10.00 VESTONE Celebrazione PRIME COMUNIONI
18.00 VESTONE S.MESSA
(Intenzioni: def.ti Martinelli Vincenzo - Daniele e Diletta)
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09.30 COMERO - Oratorio ABCF S.MESSA
11.15 MURA Celebrazione PRIME COMUNIONI

ALTRI APPUNTAMENTI

GIOVEDÌ 17 OTTOBRE: ore 20,30 a Vobarno: Incontro per i referenti dei catechisti “I Passe della Fede”.
SABATO 19 OTTOBRE: dalle 10,30 alle 11,30 CONFESSIONI presso le chiese di VESTONE e AURO;
Le CONFESSIONI per i ragazzi/e che riceveranno i sacramenti della Cresima e dell’Eucarestia saranno: a Mura lunedì alle 17.30 e giovedì alle 18.15; a Vestone venerdì alle 15.00.

Continuiamo la lettura della Lettera Pastorale del Vescovo sul Battesimo. Dopo il prologo iniziano le risposte alle varie domande che ruotano intorno al Sacramento del il Battesimo.

LA PRIMA DOMANDA
Cosa cambia tra l’essere battezzati e non esserlo?
Per la prima volta furono chiamati cristiani
La risposta più immediata a una simile domanda, che però rimane tutta da chiarire, potrebbe suonare così: con il Battesimo si diventa cristiani. Quel che cambia è la stessa condizione di vita. Con il Battesimo si compie la propria nascita, nella forma cristiana della vita.
Dobbiamo riconoscere che non si era abituati a considerare così importante l’aggettivo “cristiano”. Soltanto qualche decennio fa, nei nostri territori, l’identità cristiana non era in discussione. Da lì si partiva per fare altre considerazioni, più di approfondimento: ci si interrogava sulle verità del cristianesimo, sulle regole morali che comportava, sugli impegni che richiedeva, sulle sue forme di espressione. Il contesto sociale profondamente cambiato, l’indebolimento di una tradizione religiosa condivisa e l’incontro più ravvicinato con altre religioni, ci hanno costretto a porre maggiormente in evidenza l’elemento che contraddistingue la nostra fede. Oggi appare più evidente che essere cristiani significa riconoscersi in qualcosa di assolutamente originale, per nulla generico, che ci qualifica in modo molto chiaro e ci pone di fronte al mondo in una posizione singolare.
Il termine cristiani ha la sua storia. Fa la sua comparsa per la prima volta in una delle grandi città dell’impero di Roma. Ce ne parla il libro degli Atti degli Apostoli. Siamo a pochi anni dalla morte in croce di Gesù e dall’esperienza, insieme sconvolgente ed esaltante, delle sue apparizioni. Nei quaranta giorni che seguirono la sua morte i discepoli ebbero modo di incontrarlo di nuovo vivo, di parlare con lui, di ascoltarlo, di condividere con lui momenti di grande familiarità. Da lui ricevettero il compito di annunciare a tutti il Vangelo, cioè il lieto annuncio della salvezza da lui realizzata, a compimento di un disegno di grazia. Prese così avvio la missione apostolica, accompagnata e sostenuta dalla potenza dello Spirito santo, promesso dal Risorto ed effuso nel giorno della Pentecoste. La predicazione apostolica diede vita nel territorio giudaico a diverse comunità di credenti. Lo stesso avvenne poi nella regione della Samaria e poi ancora oltre i confini dell’antico Israele. La Parola di Dio raggiunse le regioni vicine, che a quel tempo costituivano le province orientali dell’impero di Roma. Tra queste province vi era la Siria, con la sua capitale Antiochia. Il libro degli Atti degli Apostoli riferisce appunto che proprio in questa prestigiosa città, tra le più importanti dell’impero romano, per la prima volta i discepoli di Gesù furono chiamati cristiani (At 11,26). Siamo intorno all’anno 37 d.C.
Le circostanze di un simile avvenimento risultano interessanti. Il libro degli Atti ce le precisa. Riportiamo qui un passaggio significativo della sua narrazione: «Quelli che si erano dispersi a causa della persecuzione scoppiata a motivo di Stefano erano arrivati fino alla Fenicia, a Cipro e ad Antiòchia e non proclamavano la Parola a nessuno fuorché ai Giudei. Ma alcuni di loro, gente di Cipro e di Cirene, giunti ad Antiòchia, cominciarono a parlare anche ai Greci, annunciando che Gesù è il Signore. E la mano del Signore era con loro e così un grande numero credette e si convertì al Signore» (At 11,19-21). Il punto che interessa qui evidenziare riguarda il particolare della lingua greca. Per la prima volta, in questa importante città dell’impero, l’annuncio del Vangelo viene rivolto ai Greci in greco. Non più, quindi, solo ai Giudei e neppure solo ai Giudei di lingua greca, ma agli stessi Greci nella loro propria lingua. A loro – si riferisce – viene annunciato che «Gesù è il Signore». Il termine Signore (in greco: Kyrios) riferito a Gesù risultava particolarmente adatto a far cogliere ai Greci la portata di ciò che costituiva il cuore del Vangelo, cioè la risurrezione di Gesù: significava infatti: «colui che ha potere e sovranità». Possiamo tuttavia immaginare che si fosse presto diffusa anche la voce che Gesù era il Cristo. Lo dichiaravano quanti avevano creduto in lui e provenivano dal Giudaismo. Il termine greco Christòs traduceva l’ebraico Meshiah (Messia), con cui si identificava l’Unto del Signore, discendente da Davide e atteso per gli ultimi tempi. Si trattava di una qualifica che solo i Giudei potevano comprendere nel suo vero significato. Per i Greci questo termine non aveva un senso preciso e fu facile scambiano per un nome proprio. Vennero così definiti cristiani quanti si dichiaravano seguaci di quest’uomo chiamato Cristo1.
1 Questa stessa definizione passò dai Greci ai Romani. Così scrive lo storico romano Tacito: «Prendevano essi il nome da Cristo (Christus), che era stato suppliziato ad opera del procuratore Ponzio Pilato sotto l’impero di Tiberio e quell’esecrabile superstizione, repressa per breve tempo, riprendeva ora forza non soltanto in Giudea, luogo d’origine di quel male, ma anche in Roma, ove tutte le atrocità e le vergogne confluiscono da ogni parte e trovano seguaci» (Annales, XV, 44.5).
Da un simile evento – all’apparenza del tutto contingente – emerge una verità decisamente rilevante, che varrà in ogni tempo, che cioè i cristiani esistono – appunto – grazie a Cristo. La loro identità, come il loro nome, dipende in tutto e per tutto da lui. Vi è tra lui e loro una dipendenza che potremmo definire originaria o istitutiva, in qualche modo genetica. Gesù, il Cristo di Dio, non viene considerato dai cristiani semplicemente come un eminente personaggio a cui ispirarsi o come un insigne maestro da cui lasciarsi istruire, o un modello da imitare per quanto è possibile, e neppure, propriamente, come il fondatore di una religione. Egli era riconosciuto come il Signore, il principio di una vita nuova (cfr. At 3,15), della quale per grazia si era divenuti partecipi. E tale grazia era resa possibile dal Battesimo, il quale originava una appartenenza inedita, che oltrepassava i confini del tempo e univa i credenti al Cristo vivente. Sin dal primo momento, infatti, il Battesimo cristiano avviene «nel nome di Gesù Cristo» (cfr. At 2,38).
Ma chi sono allora precisamente i cristiani? Che cosa ricevono da questa misteriosa comunione con Cristo? Che cosa li contraddistingue? Da che cosa si possono riconoscere? Quali sono dunque su di loro gli effetti del Battesimo?